materiali sulle arti a genova, 1960-2018





1964: ENRICO CASTELLANI ALLA POLENA
di Gillo Dorfles


I dipinti - o vogliamo dire: gli «oggetti»? - di Enrico Castellani costituiscono un'esperienza inedita nel panorama artistico italiano e dimostrano la possibilità - oggi come sempre - di veder coincidere un dato tecnico con un dato estetico.
Senza l'invenzione di un suo particolare metodo di lavorazione: la tela tesa sopra alcuni chiodi sporgenti dal telaio e dipinta di diversi colori quasi sempre monocromi, Castellani non avrebbe messo a punto quella possibilità espressiva che invece gli ha concesso di esaltare alcuni dei principali aspetti dell'arte visuale dei nostri giorni: l'aspetto percettivo, la dinamicità luminosa e la costruzione di elementi oggettuali a se stanti.
E mi spiego: Castellani, attraverso le estroflessioni, le introf1essioni, le curvature della tela ottiene singolarissimi effetti percettivi, dilata lo spazio, lo coarta, lo curva. Lo spazio amorfo, che è quello in cui viviamo, viene così a subire una tensione, si dinamizza, si popola di riverberi dimensionali.
Ma, oltre ad ottenere tali effetti, l'artista riesce anche a costruire quelli che ho definito «elementi oggettuali», ossia dei veri e propri oggetti estetici, autonomi, che, specie nelle ultime versioni sagomate, a baldacchino, a doppia forma speculare, ecc. acquistano una vigoria strutturale che li differenzia dalle consuete superfici dipinte di tanta arte odierna per conferir loro il vigore e il sapore di elementi integratori dell'arredamento, dell'architettura interna ed esterna.
Quello che molti dipinti dei nostri giorni accettano di compiere loro malgrado «degradandosi» a elementi di decorazione ambientale, gli oggetti di Castellani mirano a compierlo consapevolmente, rifuggendo da ogni equivoca pretesa di «feticizzazione a posteriori», ma preferendo essere, aprioristicamente, demitizzati e demistificanti.

 

 

dal catalogo della mostra