materiali sulle arti a genova, 1960-2018





1963: NASCE IL DEPOSITO
di Germano Beringheli


Una ricognizione dei modi di pubblicazione e dei fatti mercantilistici relativi all'arte contemporanea in Genova, negli anni che vanno grosso modo dal'45 al'60, se fosse tentata sul serio, puntualizzerebbero certo, e più di tanta critica estetica, gli effetti di quella coercizione intellettuale e di gusto che si esercita solitamente nelle aree di periferia culturale, là dove cessano operazioni di confronto, processi e relazioni dialettici tra proposte in uno spontaneo selezionarsi.
Di fatto i risultati informativi conseguiti per troppo tempo da una sola galleria privata, la «Rotta» volta, per sua natura, al commercio e mirante anzitutto alla propria sopravvivenza, pur fornendo una certa esemplificazione delle intenzioni operative e dei risultati degli artisti più attenti, non hanno potuto certo esemplificare esaurientemente, in una città la cui popolazione tocca quasi il milione di unità, la molteplicità delle insorgenze espressive.
Non è naturalmente possibile accettare per attive, in questo quadro alcune operazioni provenienti da quegli angoli morti che sono i vecchi circoli e i diversi «clubs» ove son soliti rifugiarsi il dilettantismo vacuo e i più irrazionali riflessi di vanità.
Da un paio di anni soltanto si è determinata, faticosamente, una situazione più competitiva, in seguito all'apertura di altre gallerie, facendo emergere la necessità di operare su un piano esclusivamente informativo-culturale sì che, al fine di agevolare la circolazione ideologica, l'esercizio estetico e, conseguentemente, di conseguire criticamente un selezionamento dei fatti e delle opere.
E se la «Rotta» ha finito col rivolgere l'attenzione a rassegne personali e collettive di artisti ormai istituzionalizzati, alternandole a quelle di alcuni giovani avallati dai critici più impegnati, la galleria «La Polena», dopo un rodaggio disarticolato ma utile, ha svolto e sta svolgendo una serie di «presentazioni» che, autorizzate in catalogo da studiosi di chiara fama, indicano alcune delle figure più interessanti del momento artistico internazionale.
Mentre le due gallerie citate svolgono sempre più responsabilmente il loro lavoro, ecco nascere una nuova galleria che annunzia di volere interloquire legittimamente nel dialogo tra una cultura storicizzata ed una cultura di tipo sperimentale, attuando manifestazioni valide anche «come espressione del nostro tempo».
La galleria è quella del «Deposito» a Boccadasse, emanazione di un legalmente costituito gruppo cooperativo tra artisti e amatori d'arte. Ad essa auguriamo proficua laboriosità non senza tacere - ed è bene parlar chiaro subito - qualche perplessità per quel che riguarda la prima mostra, dedicata a «sedici quadri blu», di Max Bill, di Corrado Cagli, di Capogrossi, Castellani, Chagall, Dorazio, Duvillier, Fontana, Sam Francis, Getulio, Honegger, Perilli, Raclé, Santomaso, Turcato, Vasarely.
Collettiva interessante sul piano informativo, anche se obbedisce ad un certo edonismo di «gusto», lo stesso che fa dichiarare scherzosamente à Gillo Dorfles, in presentazione alla mostra, l'inizio in blu come scelta operata tra i diversi colori da1 momento che «il rosso ha troppe implicazioni storicopolitiche, il verde ha troppe reminiscenze poetiche e sentimentali. L'epoca del nero (l'epoca dei Kline, dei Pollock, dei De Kooning tenebrosi e acromatici) è ormai tramontata».
Una necessità di chiarificazione direttamente approfondita delle motivazioni e dei problemi artistici contemporanei se è già necessaria nella situazione nazionale, tanto più 1o è in quella genovese, e di fronte a questa necessità, la scelta proposta, è graziosa, carina, ma non certo utile. Mostra d'apertura quella dei «sedici quadri blu», d'accordo: ma dal «Deposito» ci aspettiamo convincimenti e scelte continue tra una esteticità esistente ed un'altra probabile, tra un modo di pensare, di esprimere, già acquisito ed un altro possibile.
Del resto questo parrebbe nelle intenzioni del «Deposito» manifestate alla seconda battuta: una piccola personale di qualità dedicata alle opere più recenti di Corrado Cagli, una serie di «Siciliane» che all'insegna metafisica di magia e realtà propone Una suggestiva emergenza coloristica e formale, un coagulare in immagini concrete, un contenuto manifesto, pregnante di luce e colore, ridotto, per fantasticare analogie, alla sensibilizzazione essenziale, alla poesia.
Verrà poi, ed è già stata annunciata, un'altra personale di un giovane scultore, Getulio Alviani: le sue superfici metalliche sulle quali un intervento meccanico (fresatura e zigrinatura) produce sorprendenti effetti plastici e compositivi attraverso le linee-luce suscitate, una percezione psichica di mimazione visuale risultante dai rapporti di mutazione, di combinazioni attrattive.

 

 

Da Marcatrè n. 2, Genova, 1964