materiali sulle arti a genova, 1960-2018





Ileana Sonnabend alla Galleriaforma, 1973



1972-1982: GALLERIAFORMA
di Paolo Minetti


È stata una intensa e dolcemente lunga per una esperienza "avanguardistica", cosi allora si usava dire delle gallerie impegnate nella ricerca, la vicenda di Galleriaforma.
Era un punto, modesto e frammentario s'intende, proiettato nel mondo delle arti visive. Nel cuore pulsante della vecchia e ricostruita Genova, "Piccapietra".
Ogni mese si presentava quanto nel mondo dell'arte si andava producendo, con una intensità ravvicinata per una promozione delle arti visive, sempre cosi lente e attente in modo arcigno alla mercantilità.
La Galleriaforma iniziava la sua attività nell'ottobre del 1972. Provenivo da una serie di esperienze estremamente stimolanti che avevano fatto della vita culturale di Genova un centro di sperimentazione d'avanguardia. In grande parte le manifestazioni erano ispirate dal prof. Eugenio Battisti. Animatore infaticabile di proposte culturali di respiro internazionale.
Attività, purtroppo, non recepite e neppure incoraggiate, anzi, in gran parte osteggiate duramente.
La proposta di aprire a Genova un Museo d'arte contemporanea, primo in Italia, è noto come andò a finire. Le opere già raccolte, rifiutate dal Comune di Genova, furono dirottate a Torino. Egual sorte toccò alla prestigiosa rivista d'arte "Marcatrè", anch'essa ideata e promossa da Battisti, fondata a Genova in una luna serata colloquiale sulla battigia di Boccadasse. Dopo pochi numeri l'editore Lerici se ne appropriò, spostandone la sede da Genova a Roma. Iniziavano gli anni Sessanta. Lungo la linea tracciata da Battisti si sviluppava, dal 1963, l'attività della "Galleria del Deposito" (Gruppo Cooperativo di Boccadasse) primo esempio di cooperazione internazionale tra artisti e operatori culturali (giornalisti, fotografi, grafici, editori, ecc.) italiani e stranieri, con preminenti finalità di divulgazione e promozione culturale che dettero vita ad una fervida, esaltante stagione di intensa e multiforme attività artistica e produttiva sul finire degli anni '60. E' da ricordare ancora la breve ma intensissima attività della Galleria "Carabaga" che annoverava tra i suoi soci fondatori e animatori più preparati, Edoardo Sanguineti, allora docente a Torino.
Agli inizi degli anni '70 tutte queste vivaci esperienze si erano esaurite e fu allora che si senti la necessità di non disperdere un patrimonio di esperienze che avevano arricchito quanti queste attività le vissero. È da questa esigenza che nasceva nel 1972 la "Galleriaforma" e il 21 ottobre dello stesso anno si inaugurava la prima mostra con lo scultore Mario Ceroli, seguivano Enrico Castellani, Warhol e Manzoni, i coniugi Becher, solitari fotografi di edifici industriali, Robert Morris e Gordon Matta Clark, straordinario artista americano precocemente scomparso. Una fra le più importanti mostre di quella stagione, punto di svolta degli indirizzi di proposta della Galleria, fu quella di Robert Morris, nel maggio del '73. Notissimo e conturbante artista minimale intervenne nello spazio (interno/esterno) con grandi sculture che attraversavano le finestre della Galleria.
Cominciava così, in sordina, la fase "concettuale": una fra le più interessanti dell'intero ciclo di attività della Galleria. Agnetti con il suo progetto "Amleto politico" sottolineò con forza le tendenze della Galleria. Seguirono nell'ordine Jannis Kounellis con la sua "Scultura greca in frantumi", Acconci con il suo diario segreto (maggio '74). Chiudevano la seconda stagione Anne e Patrick Poirier con il loro "Erbario della memoria", una rivisitazione proustiana sulle tracce di un bosco perduto e mai dimenticato. Nel settembre della stessa stagione Niele Toroni con le sue "Impronte di pennello" ripetute ad intervalli di 30 centimetri riportava le manifestazioni della Galleria alla verifica tecnica della pittura. Nel corso della stessa stagione veniva presentata una personale, particolarmente importante e unica nel suo genere, di Dennis Oppenheim, osservatore acuto e nevrotico dello spazio infinito e desolante del continente americano. Giulio Paolini compose per la Galleria un inedito "Idem V" serie di duplicazioni che l'artista andava concentrando nella sua attività di ironico e strabiliante osservatore della natura.
Michele Zaza presentava per la prima volta un tema a lui molto caro quello della dissoluzione e della mimesi; seguivano Riccardo Camoni, Antonakos e Roger Welch.
La quarta stagione apri i suoi battenti con Nicola De Maria, non ancora "transavanguardista", che iniziava così a Genova la sua brillantissima carriera pittorica.
Nel dicembre dello stesso anno Achille Bonito Oliva, ancora non troppo conosciuto ma ipercinetico, presentava un'inedita performance di critico-artista con il suo saggio-recital: "Le figure: artista, spettatore, collezionista". Qualche tempo dopo avrebbe fatto la sua comparsa sulle scene artistiche la "transavanguardia". Seguivano due mostre particolarmente interessanti, quella di Mario Merz che, applicando la legge dei numeri di Fibonacci, presentava una serie rigorosa di vetri, terra, neon in ripetuta serialità appunto e quella di Claudio Parmiggiani con le sue seducenti "Relocazioni" (maggio 76). Nell'ottobre dello stesso anno Pier Poalo Calzolari iniziava la terza stagione. Seguivano i "monocromi" di Mario Schifano, Sandro Chia concludeva il suo percorso concettuale. Ci eravamo inoltrati nel gennaio del 77. Claudio Costa che dall'alveo duchampiano traeva i suoi mobili, le api d'oro e il tentativo di ricostruzione del mistero universale. Nel novembre del '77 Claudio Olivieri presentava le sue ermetiche vibrazioni monocrome; seguivano Marcia Hafif, Plinio Mesciulam, Athos Ongaro, Elisa Montessori.
Nell'ottobre del '78 Maurizio Corona inaugurava la stagione della Galleria con la sua prima mostra. Fu poi la volta di Roberto Caspani con il "Giardino di Orfeo", Radu Dragumirescu con le sue tenebrose caverne rumene ed infine Omar Galliani ritrattava in modo manieristico "Dame con unicorno".
Le ultime stagioni vedevano alternarsi mostre di giovani promesse e artisti affermati in Italia e all'estero, seguendo la prassi ormai consolidata e l'indirizzo eclettico della Galleria. Giuliano Menegon con le sue tenui colorazioni poetiche, Enrico Barbera che iniziava la sua carriera d'artista, Aldo Spoldi, Valerio Adami, Carl-Henning Pedersen, Sirotti e Piero Dorazio. L'ultima stagione 1981-'82 si apriva con una grande rassegna di opere del pittore inglese Graham Sutherland, seguivano una mostra, definita da Achille Bonito Oliva, "Pittura in radice", di tre artisti genovesi per l'occasione accomunati. Alla presentazione parteciparono i critici Germano Beringheli, A.B. Oliva e Rossana Bossaglia. Gianni Carrea e la sua conturbante serialità africana, Luigi Grande, Flavio Costantini, Roberto Amadei concludevano il ciclo e l'attività della Galleriaforma. Era il giugno del 1982. In dieci anni di lavoro molto intenso e non certamente routinario la Galleriaforma aveva aperto, così mi è parso, la strada a tante giovani promesse, presentato artisti noti all'estero e poco conosciuti in Italia, aveva operato scelte in piena autonomia e non di comodo. Occorre ricordarlo, erano gli oscuri e drammatici anni di piombo. I pensieri raccolti in questo piccolo tomo rappresentano i vent'anni della mia vita dedicata alle arti figurative. Per dirla con più presunzione i miei vent'anni di attenzione alle arti visivo-plastiche. Ne ho ricavato una grande esperienza, uno straordinario bagaglio di "immagini" che sicuramente conserverò per sempre ma, soprattutto, ho imparato il mestiere di vivere proprio lì in quella fucina di idee che sono gli studi degli artisti. Ho imparato a mettere in discussione ogni cosa e non solo quella artistica. Rifarei, s'intende, tutto quanto ho fatto con gli stessi errori che adesso scopro (ma chi sa se di errori si tratta) ritrovando quella straordinaria ingenuità che fasciava le mie ore di osservatore e animatore delle arti. Fu un'intensa stagione benigna e creatrice. La precarietà e l'instabilità politica circondava tutti noi affondandoci in un'estasi di sottile smarrimento della vita ma che, nel bene come nel male doveva portarci ancora più in avanti per farei osservare meglio il segno che contraddistingueva il nostro lavoro. Un lavoro sommerso, forse anche inutile, ma che dava a noi tutti e a me stesso il senso di un tracciato morfologico non piatto e questo mi bastava e ci bastava. Chissà! Il mondo tutt'attorno sembrava distratto con altre cose, di certo più importanti, ma il cuore era in sintonia e batteva. I diciottenni stavano cambiando non solo le nostre abitudini - cambiavano la nostra vita. Come poteva essere, che senso poteva avere l'esporre il tracciato precario e ambiguo di un artista. Nessuno.
Cosi allora pensavamo mentre vivevamo con struggente intensità ogni nostra ora.
Oggi, ripercorrendo a memoria quegli anni, la commozione ci attanaglia e ci sembra di poter dire, serenamente, che non sciupammo il nostro tempo (poco male) ma neppure quello molto più prezioso degli altri. Informammo su cosa stava accadendo attorno e dentro di noi. Non sarà stata cosa da poco se in minima parte ci saremo riusciti.

I 10 ANNI DI ATTIVITA' DELLA GALLERIAFORMA
60 Mostre realizzate di: Mario Ceroli, Enrico Castellani, Andy Warhol, Piero Manzoni, Bernd e Hilla Becher, Robert Morris, Gordon Matta Clark, Vincenzo Agnetti, David Rabinowicth, Joel Fisher, Francesco Mattarese, Douglas David, Lucio Pozzi, Record as Artwork, Eleonor Antin, James Juszczyk, Marco Gastini, Jannis Kounellis, Vito Acconci, Anne e Patrick Poirier, Niele Toroni, Dennis, Oppenheim, Michele Zaza, Riccardo Camoni, Georges Antonakos, Roger Welch, Nicola De Maria, Giuliano Paolini, A.B. Oliva, Mario Merz, Claudio Parmiggiani, P.P. Calzolari, Sandro Chia, Claudio Olivieri, Marcia Hafif, Plinio Mesciulam, Athos Ongaro, Elisa Montessori, Maurizio Corona, Roberto Caspani, Radu Dragumirescu, Omar Galliani, Giuliano Menegon, Enrico Barbera, do Spoldi, Valerio Adami, Carl Henning Pedersen, Raimondo Sirotti, Piero Dorazio, Graham Sutherland, Enzo Cacciola, Gianfranco Zappettini, Luigi Grande, Flavio Costantini, Gianni Carrea, Angelo Funghini, Roberto Amadei.

Edizioni 5 Titoli in 1000 esemplari di: Piero Manzoni, Vincenzo Agnetti, Richard Nonas, Bernd e Hilla Becher, Paolo Icaro.

 

 

dal volune Galleria del Deposito - Galleria forma, Opuscola Sileno - 1989