materiali sulle arti a genova, 1960-2018





EUGENIO BATTISTI E IL MUSEO SPERIMENTALE

di Franco Sborgi

 

La presenza genovese di Battisti – durata solo due anni accademici, il 1962/1963 e il 1963/1964 -, si evidenzia peraltro, oltre che per questo continuo scambio fra didattica, artisti, gallerie, soprattutto per due significative vicende: la costituzione, sul finire del 1963, del Museo sperimentale d’arte contemporanea e la direzione della rivista “Marcatrè”.
Come Battisti stesso ribadì più volte in diverse testimonianze, la mancanza di una cultura della contemporaneità a Genova poneva la necessità di costruire non solo iniziative di incontro e di scambio, ma soprattutto l’esigenza di un confronto diretto con le opere: di qui l’idea di costituire un museo d’arte contemporanea che permettesse di avere una visione diretta delle opere.
Questa esigenza Battisti l’aveva espressa del resto già in occasione della presentazione della citata Mostra d’arte contemporanea genovese, tenutasi nella Sala delle arti del dopolavoro aziendale Ansaldo, nel giugno del 1963.
L’idea viene raccolta con entusiasmo da parte dell’ambiente culturale genovese più aperto.
Grazie alla collaborazione di artisti, galleristi, collezionisti si costituisce in breve tempo una piccola collezione di opere e il 23 dicembre 1963 si giunge all’atto costitutivo del museo.
Data la prioritaria finalità didattica, la collezione doveva avere una caratterizzazione dinamica, aperta agli scambi, proprio nell’esigenza di un continuo rinnovamento dell’informazione. Allo stesso tempo doveva divenire un vero e proprio centro di documentazione sull’arte contemporanea.
A garanzia critica dell’operazione si costituisce un comitato scientifico che raccoglie alcune delle personalità più importanti della critica e della storia dell’arte contemporanea e che chiede a diversi artisti di donare al museo una propria opera significativa: i nomi degli studiosi sono quelli di Umbro Apollonio, Renato Barilli, Eugenio Battisti, Germano Beringheli, Maurizio Calvesi, Enrico Crispolti, Gian Alberto Dell’Acqua, Gillo Dorfles, Angelo Dragone, Oreste Ferrari, Nello Ponente, mentre l’attività organizzativa è seguita dai giovani studiosi e dagli studenti che sostengono l’operazione.
Nella primavera del 1964 si giunge alla Prima mostra antologica del museo d’arte contemporanea, ospitata nelle sale del Teatro Stabile di Genova, con testi critici di Eugenio Battisti e Germano Beringheli.
Gli artisti presenti sono Enrico Baj, Rocco Borella, Eugenio Carmi, Enrico Castellani, Lucio Del Pezzo, Giannetto Fieschi, Lucio Fontana, Getulio Alviani, Marinucci, Plinio Mesciulam, Concetto Pozzati, Bepi Romagnoni, Mimmo Rotella: artisti che rappresentano uno spaccato significativo delle ricerche in corso, dallo Spazialismo di Fontana, alla Nuova figurazione, all’astrazione, dalle ricerche gestaltiche, fino al Nouveau Réalisme e quelle ricerche oggettuali che si stanno variamente indirizzando verso la Pop e le ricerche sul linguaggio di massa, incrociando artisti genovesi con quelli italiani.
Dopo questa prima mostra, l’interesse per l’iniziativa si amplierà - insieme all’attività del Museo - coinvolgendo numerosi altri artisti: la documentazione conservata presso l’attuale sede del Museo, la Civica Galleria d’Arte Moderna di Torino, oltre che presso l’Archivio Battisti di Roma , testimonia gli rapporti con gli artisti che determinano la crescita della collezione.
La seconda mostra, ospitata presso il Teatro Falcone nell’aprile-maggio dimostra chiaramente l’incremento della raccolta, che ora comprende opere di Getulio Alviani, Enrico Baj, Rocco Borella, Eugenio Carmi, Castellani, Lucio Del Pezzo, Giannetto Fieschi, Lucio Fontana, Marinucci, Plinio Mesciulam, Concetto Pozzati, Bepi Romagnoni, Mimmo Rotella, Bargoni, Attilio Carreri, Arnaldo Esposto, Riccardo Guarneri, Gianni Stirone, Gastone Biggi, Nicola Carrino, Nato Frascà, Achille Pace, Giuseppe Uncini, Pasquale Santoro, Edoardo Alfieri, Antonio Recalcati, Nikos Kessanlis, Aldo Calò, Scanavino, Valerio Adami, Mario Persico, Giuseppe Capogrossi, Luciano Lattanzi, Renato Birolli e Renato Guttuso.
Si è evidentemente ampliata la base costitutiva del Museo, sia sul piano locale che nazionale, testimoniando l’interesse che l’iniziativa viene man mano suscitando. Tuttavia la stessa quantità delle opere – provvisoriamente ospitate da Edoardo Manzoni, in locali di sua proprietà, dato che, dopo la mostra, era stata revocata la disponibilità pur temporanea del Teatro Falcone (era cambiato il Sovrintendente) - e il loro progressivo incremento, comportava il problema di una sede stabile.
La città non si mostrò pronta ad accogliere questi importanti materiali. Una lunga polemica si trascinò anche sui giornali, coinvolgendo la direttrice dei Musei Comunali, Caterina Marcenaro, il rettore di allora dell’ università, Carmine Romanzi (il museo era nato infatti, nelle intenzioni, come museo universitario, sugli esempi anglosassoni), esponenti del sindacato artisti, studenti e studiosi, ecc., in una polemica talvolta anche di basso profilo.
Ma, al di là di tutte le polemiche, si desume che, di fatto, l’attenzione per il contemporaneo da parte delle istituzioni e di molto del pubblico medio era molto bassa, come si sarebbe dimostrato più volte anche successivamente (si pensi, per fare un solo esempio, alla perdita, più o meno negli stessi anni, della Collezione Della Ragione che emigrò a Firenze, con molte polemiche a posteriori).
Nel frattempo Eugenio Battisti si era trasferito negli Stati Uniti, presso la Pennsylvania University. Preoccupato della conservazione dei materiali raccolti, e vista la disponibilità della Civica Galleria d’Arte Moderna di Torino, nel 1965 donò il cospicuo patrimonio all’ Istituzione torinese, dove tuttora si conserva, anche se solo parzialmente esposta.

 

 

2004