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2003-2004: IL VIAGGIO DELL'UOMO IMMOBILE


IL VIAGGIO DELL’UOMO IMMOBILE
a cura di Sandra Solimano
Diciotto stanze d'artista per un percorso nell'immaginario
Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce
dal 27/10/2003 al 8/2/2004

Installazioni e ambienti video di:
Laurie Anderson (USA), Maurizio Bolognini (Italia), Monika Bravo (USA), Philip Corner (USA), Edmond Couchot-Michel Bret (Francia), Marc Didou (Francia), Jean Pierre Giovanelli (Francia), Alexander Hahn (Svizzera), Franziska Megert (Svizzera), Chantal Michel (Svizzera), Tony Oursler (USA), Mari Oyama (Giappone), Nam June Paik (Corea), Fabrizio Plessi (Italia), Peter Sarkisian (USA), Yuan Shun (Cina), Studio Azzurro (Italia), Bill Viola (USA).

La mostra intende proporre, attraverso video-installazioni di alcuni tra i più rappresentativi video-artisti internazionali, alcune delle infinite potenzialità di un viaggio tra arte e tecnologia.
Arte e scienza dialogano in un clima assai diverso da quello apocalittico e un po' truce inaugurato dalla mostra ''Post-human'' del '92. Qui non si parla di mutazioni genetiche o di contaminazioni delle specie, ma semmai, ancora una volta dell'uomo, dei suoi sogni, delle sue emozioni, delle sue riflessioni sulla vita, di cui la tecnologia diventa docile strumento di evocazione visuale.
Prendendo spunto da una frase da ''La poetica dello spazio” di Bachelard, il ''movimento dell'uomo immobile'' non allude banalmente alla possibilità dell'uomo contemporaneo di accedere a luoghi lontani attraverso il televisore o Internet, ma ad un viaggio iniziatico in diciotto stanze del Museo che altrettanti artisti di tutto il mondo hanno scelto per dar forma al loro mondo interiore.
Gli spazi del Museo scompaiono e si trasformano nei paesaggi visionari degli svizzeri Alexander Hahn e Franziska Megert o nella stanza (inedita per il pubblico europeo) della giapponese Mari Oyama, le cui pareti si animano di ombre di oggetti quotidiani o di una cascata di neve sottile e i cassetti dei mobili nascondono la magia di suoni e forme colorate.
Più oltre Monika Bravo ci invita a passeggiare su un pavimento elettronico che ad ogni passo ''accende'' paesaggi come altrettanti itinerari di immagini e di suoni, mentre Studio Azzurro ricrea l'impalpabile leggerezza del Volo dell'angelo.
Altri artisti, i cui nomi sono noti anche al pubblico dei non addetti ai lavori, si consentono riflessioni sull'uomo e sulla sua identità, come il grande volto elettronico di Tony Oursler o la fuggevole memoria della figura umana che si fa e si disfa nell'opera di Bill Viola, o la dislocazione virtuale del corpo nei lavori di Laurie Anderson. Il mistero del tempo e della sua relatività ritorna nell'orologio del padre fondatore della video-arte, Nam June Paik, ma anche nel lavoro sui computer sigillati del giovane Bolognini che allude all'infinita sequenza di immagini random imprigionati nella memoria tecnologica preordinata, ma non più controllabile o nell'installazione di Jean-Pierre Giovanelli che visualizza il buco nero dell'archivio elettronico in cui scompaiono le tracce dell'uomo e della sua scrittura.
Un uso eretico o quantomeno eterodosso dello strumento costretto al non-senso della casualità o, come nell'installazione di Couchot e Bret, a riprodurre sullo schermo del computer il fragile fluttuare dei semi del tarassaco scompigliati dal soffio di chi gli passa accanto, rivivendo un gioco ripetuto tante volte nei prati della nostra infanzia. Quando la scienza non diventa come per Marc Didou un modo nuovo di guardare il corpo umano attraverso i grafici delle ecotomografie che sono il punto di partenza delle sue sculture o come per Chantal Michel, che usa la scatola del monitor come metafora di una stanza chiusa dentro cui si aggira e si itera la piccola affascinante fanciulla prigioniera di un nuovo gioco di specchi.
Altri come Fabrizio Plessi o Peter Sarkisian ci riportano alla dimensione più vera del viaggio: dall'emozione del primitivo che ruba il fuoco e lo trasporta su agili canoe, alla curiosa inquietudine di chi aspetta di scoprire il luogo in cui è approdato e spia intanto i suoni e le luci che filtrano attraverso le imposte socchiuse della finestra d'albergo.
Sul tetto di Villa Croce, come un'antenna sulla città, la grande stele tantrica di Philip Corner allude al valore simbolico e religioso delle forme e lo traduce in una struttura al neon alta sei metri le cui variazioni cromatiche sono ''comandate'' da una inudibile partitura musicale.

L'iniziativa si inaugura in concomitanza con il primo festival internazionale della Scienza a Genova e, avvalendosi di questa collaborazione, intende proporre in un più complessivo programma volto alla diffusione e all'informazione sulle scoperte scientifiche e sulle innovazioni tecnologiche del nostro tempo un'emozionante liaison tra i due aspetti della cultura e della vita dell'uomo contemporaneo.

Come in altre occasioni il percorso della mostra si allarga in città attraverso le mostre organizzate in link dalle gallerie: Andrea Contini Gallery, Archivio Caterina Gualco, Associazione culturale Leonardi V-Idea, Ciani Arte Contemporanea, Ellequadro Documenti, Galleria Arte Studio, Galleria Artra, Galleria Guidi&Schoen, Galleria Il Vicolo, Joyce& Co. Galleria artistico letteraria, Rebecca Container Gallery, R. Rotta Galleria d'arte contemporanea di Farinelli Roberto, Studio B 2, Studio Ghiglione.

Si ringraziano per la collaborazione il CCS Centro Culturale Svizzero, Pro Helvetia, Milano; Centre Culturel Franco-Italien Galliera, Genova; Palazzo Ducale S.p.a., Genova

Comitato scientifico: René Berger, Losanna; Lola Bonora, Ferrara; Viana Conti, Genova; Vittorio Fagone, Milano; Caterina Gualco, Genova; Maria Perosino, Torino; Frank Popper, Parigi; Sandro Ricaldone, Genova; Sandra Solimano, Genova.

Catalogo edizioni Neos: bilingue (italiano e inglese) a cura di Sandra Solimano. Testi di René Berger, Lola Bonora, Viana Conti, Vittorio Fagone, Maria Perosino, Frank Popper, Sandro Ricaldone, Sandra Solimano.

 

 

2003 (dal comunicato stampa)